Negli Atti degli apostoli, in quello che è lo spaccato di parte della comunità cristiana degli inizi, si racconta che al suo arrivo nella città di Efeso, Paolo trovò già delle persone che conoscevano Gesù ma nulla sapevano dello Spirito Santo (cf. At 19,1-8). Per qualcuno potrà sembrare un particolare indifferente in vista della fede ma tale non è. Senza lo Spirito Santo il nostro aderire a Gesù è parziale, un’adesione alla sua figura e ai suoi valori ma non un’autentica esperienza di fede in colui che è il Signore Risorto. È lo Spirito che spalanca il cuore alla fede, all’amore verso il Signore e i fratelli, che permette di entrare nella vita di Dio. Fu così che Paolo annunciò la presenza dello Spirito del Signore e battezzò molti in quella che, per molti secoli, fu una città ricca di cultura dell’attuale Turchia.
Credo abbia molto da dire anche a noi, oggi, questo episodio. Se da un lato cresce il numero di persone indifferenti alla figura di Gesù Cristo, dall’altro in tante occasioni, pur riconosciuto come un personaggio stimato e credibile, lui rimane un bell’esempio e nulla di più. La sua presenza a stento riesce a prendere il cuore e la creatività: le comunità cristiane faticano a parlare di lui, a riconoscerlo presente e a vivere di lui. Ci fermiamo a riconoscere il valore sociale e culturale dell’esperienza cristiana, promuovendo occasioni di incontro, nella speranza che possano seminare amicizia, armonia e collaborazione, tutte cose belle, ma fatichiamo a vivere l’incontro con l’altro, le esperienze di fraternità, il sostegno alla fragilità, l’impegno per la giustizia e la pace, come espressioni della novità del Vangelo.
«Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo», rispondono gli abitanti di Efeso all’apostolo Paolo che chiede loro se abbiano ricevuto lo Spirito Santo. Anche noi, oggi, in parte viviamo questa esperienza ed ecco che diventa provvidenziale la Solennità di questa domenica che completa il tempo di Pasqua. In questa Pentecoste abbiamo l’opportunità di aprirci alla grazia dello Spirito Santo, alla sua presenza e alla sua potenza, permettendogli di spalancare le nostre menti all’incontro con il Vangelo, purificare e infiammare il cuore di amore per Dio e per i fratelli. Questa Pentecoste è l’occasione per diventare comunità cristiane, ossia comunità che hanno Cristo Gesù al proprio centro, che vivono di lui e per lui ogni cosa, la vita di famiglia, le gioie e le fatiche dello studio e del lavoro, l’amore, la salute, la fragilità, le età della vita, come pure il servizio in parrocchia, le occasioni di festa e l’impegno per un mondo più umano.
Vieni, Spirito Santo! Infiamma di amore e di fede autentica il nostro fare riferimento a Gesù Cristo perché lui sia il Signore della nostra vita e della Chiesa!
don Silvano, il parroco