«Andate in pace». Queste sono le ultime parole rivolte all’assemblea a conclusione della celebrazione eucaristica. L’invito ad andare richiama il mandato che Gesù affida ai suoi discepoli dopo la risurrezione e nell’imminenza della sua ascensione al cielo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). La celebrazione del Signore risorto nella Messa possiamo immaginarla come un’irruzione del tempo di Dio dentro il nostro ritmo quotidiano o settimanale: entriamo in Chiesa portando i nostri vissuti e i nostri passi di speranza, ma il Signore non ci chiede di rimanere lì. Lui invia ogni fedele e l’intera comunità cristiana a tornare dentro la vita feriale per far irrompere la novità del Risorto, l’inedito del Vangelo, l’energia della grazia divina che trasfigurano l’intera realtà.
Uscendo dalla celebrazione, magari dopo aver condiviso anche un po’ di tempo per salutarsi e vivere la gioia dell’incontro con il Signore e tra di noi, varchiamo la soglia del luogo sacro e del culto per diventare noi stessi, individui e comunità cristiana, un ponte con la laicità della vita umana famigliare, scolastica, lavorativa, sociale, politica, culturale, sportiva, economica. Il Risorto invia il suo popolo nel mondo, per tracciare sentieri di speranza, per diffondere la speranza e testimoniarla con tenacia.
L’invito «andate in pace» strappa i cammini di fede personale e comunitaria dall’autoreferenzialità, dal rischio dell’abitudine e della devozione religiose fini a sé stesse, dall’illusione che si possa amare Dio senza poi servirlo e amarlo nei volti delle sorelle e dei fratelli che incontriamo. «Andate», perché il Signore che ha parlato al suo popolo nella Parola della Scrittura e del Vangelo attende che ogni fedele la annunci dentro gli ambienti della vita quotidiana. «Andate», perché il cibo buono del pane eucaristico diventi il nutrimento dell’amore caritatevole, che si traduce nello stile della cura, della vicinanza, della compassione.
«Andate», perché l’umanità, che a volte sembra così distratta e superficiale, ha un desiderio profondo di eterno e di infinito. E chi lo ha incontrato in Gesù non può fare a meno di donarlo agli altri!
don Andrea, collaboratore pastorale