Dopo la Liturgia della Parola, con la proclamazione del Vangelo e le preghiere dei fedeli, durante la Messa inizia la “presentazione dei doni”.
Questo tempo è caratterizzato anzitutto da due gesti che molte volte rischiano di perdersi dentro la ripetitività schematica, momenti molto importanti perché, nell’armonia della Celebrazione, rendono partecipe il popolo di Dio
dei doni che servono a sostegno della comunità e per il sacrificio eucaristico. Dall’ascolto della Parola di Dio nasce un’azione: con passi di speranza andiamo verso il Signore per offrirgli noi stessi; ci presentiamo a lui per quello che
siamo e ci affidiamo perché ci trasformi in strumento del suo amore e della sua misericordia. In questi gesti simbolicamente offriamo a Dio noi stessi, il nostro corpo, il nostro spirito, la nostra vita, tutto. Quel pane e quel vino siamo noi, sono l’offerta di noi stessi.
Quando noi ci presentiamo al Signore è in quel momento che riusciamo veramente a diventare testimoni del suo amore. È proprio allora che passiamo da un partecipare passivo ad un partecipare attivo. Diamo la possibilità a lui di entrare nella nostra vita e trasformarla. Il portare il pane e il vino insieme a quello che possiamo dare per la comunità è un modo per renderci fratelli gli uni gli altri e permettere a Dio di entrare nella nostra vita e unirla alla sua.
Le prime comunità cristiane portavano all’altare il pane e il vino per la celebrazione, ma non solo: portavano anche altri doni che poi diventavano sostegno per i poveri. Noi forse abbiamo perso un po’ questa dimensione: il dare qualche soldo sembra quasi un’usanza svuotata di significato.
Ma in quella moneta che ognuno dona secondo le proprie possibilità, c’è il desiderio di offrirsi al Signore, di togliere qualcosa da noi per lasciare che il Signore entri nella vita nostra e altrui. In quel portare il pane e il vino all’altare c’è veramente il desiderio che il nostro vissuto diventi sacramento di vita eterna.
La presentazione dei doni è un piccolo gesto che contiene un grande significato, che molte volte a noi sfugge, eppure in questo rito esprimiamo un desiderio profondo di mettere tutto noi stessi nelle mani di Dio.
don Riccardo, vicario parrocchiale