Con un gesto antico e caro alla Chiesa, mercoledì 5 marzo inizieremo la Quaresima: tutti, come Chiesa, ci metteremo in cammino per ricevere sul capo una manciata di cenere.
Insieme ad Abramo manifesteremo davanti a Dio la fragilità della nostra vita: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…» (Gn 18,27). Come Giobbe riconosceremo il limite profondo della nostra esistenza: «Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere» (Gn 18,27). Il cammino sarà il segno esterno del nostro pentimento e del desiderio di convertire il cuore a Dio: come gli abitanti di Ninive e il loro re che, alla predicazione di Giona, “si copri di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9) o come Giuditta e il suo popolo che “si prostrarono davanti al Tempio e cosparsero il capo di cenere” (Gdt 4,11), chiedendo a Dio di liberarli.
Compiamo questi passi, e quelli quaresimali, nella speranza, accompagnati dalla convinzione che Dio perdona i nostri peccati e che da soli non ci possiamo salvare. Ascoltiamo il nostro profondo desiderio di salvezza e invochiamo l’aiuto di Dio per accoglierla. Leggiamo con lo sguardo di Dio gli eventi della storia, lasciandoci spingere da lui all’impegno per la giustizia, la fraternità, la cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro (cfr. Messaggio papa Francesco, Quaresima 2025).
don Silvano, il parroco