È questo il titolo della Giornata missionaria mondiale che vivremo domenica 20 ottobre assieme a tutta la Chiesa, ed è anche un invito che in tutto il mese di ottobre siamo chiamati ad ascoltare perché scenda nell’intimo di ciascuno di noi, dell’intera comunità cristiana e infine, si trasformi in testimonianza concreta nella vita di tutti i giorni. D’altra parte la missione non riguarda soltanto i laici, i consacrati e i presbiteri che, inviati dalla Diocesi o da una congregazione o movimento partono e vanno a inserirsi in una comunità dall’altra parte del mondo – o arrivano tra noi – per condividere la fede, la missione riguarda tutti i battezzati, anche ciascuno di noi. Ogni battezzato porta in sé un dono che non può trattenere: la speranza che abita nel cuore dei cristiani chiede di essere condivisa con tutti, perché l’umanità conosca che è amata da Dio, oggetto delle sue cure, chiamata alla comunione e intimità con lui e con tutti.
In questo mese di rilancio di diverse attività pastorali – con nel cuore le tre feste patronali dell’Assunta, di Santa Teresa e dei Santi Angeli custodi – tutti siamo chiamati a renderci conto della preziosità della fede, di quella luce che abita in noi grazie a coloro che ce l’hanno trasmessa e a quelli con cui la condividiamo oggi, ma soprattutto grazie allo Spirito del Signore che dal giorno del Battesimo dimora in noi come presenza discreta e, che se accolta, diviene sorgente di vita piena. Questo tempo ci chiama anche a recuperare lo slancio della fede, ad ascoltare la gioia che ci abita e non può essere trattenuta – in altre parole – a riscoprire la chiamata alla testimonianza del Vangelo, come singoli e come comunità. Come cristiani ci attende la sfida di riscoprirci lievito di speranza dentro le case, i condomini, la città, il luogo di lavoro, accanto alle persone affidate e a quelle che sappiamo essere nella fatica, nonché dentro alla politica e alle diverse istituzioni. Come Parrocchie l’impegno è quello di portare il nostro contributo alla vita di tutti, consapevoli che il dono più prezioso che possiamo offrire non è tanto costituito da azioni sociali quanto piuttosto dall’annuncio del Vangelo: la testimonianza della fede che ha cambiato la vita, la carità che viene da Cristo. Per questo è fondamentale aver cura della nostra maturazione spirituale, senza la quale anche noi corriamo il rischio che la relazione con il Signore si intiepidisca fino a diventare insignificante.
In quanto chiamati ad “andare e invitare al banchetto tutti i popoli” lasciamoci coinvolgere dalle diverse occasioni proposte in comunità per vivere la gioia della missione, così che il mondo trovi anche in noi un buon invito di speranza.
don Silvano, il parroco