Novembre è iniziato con due appuntamenti liturgici significativi: la Solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. I due titoli ci dicono che si tratta di celebrazioni distinte ma tra esse, in realtà, c’è una stretta
relazione. La prima celebra il Signore che non ha tenuto per sé la sua santità, ma l’ha donata a una folla immensa di uomini e donne (Ap 7,9) che ora vivono accanto a lui; la seconda celebra la misericordia di Dio e la invoca per tutti i defunti, perché anch’essi possano accogliere il compimento della santità ricevuta nel Battesimo.
Nella fede crediamo che la vita eterna inizi in noi con il Battesimo e prosegua anche dopo la morte: in forza di questa vocazione e possibilità preghiamo per i defunti, perché concluso il cammino sulla terra possano comunque
realizzare la loro vocazione alla santità, ossia portare a compimento il disegno di Dio che ci vuole tutte creature simili a lui: figli del Padre che vivono una piena relazione d’amore con lui. Ecco il cammino che attende i defunti e che, qui sulla
terra, siamo chiamati a compiere anche noi giorno dopo giorno: arrendersi a Dio, porre in lui tutta la propria speranza (1Pt 1,13), dare pieno ascolto e obbedienza a lui che conosce il meglio per noi. Un cammino così chiede di passare dalla resistenza dell’“io” alla resa all’amore di Dio, lasciando a lui di trasfigurarci, sino a lasciare trasparire il suo volto nel nostro. Nessuno nasce santo, ma la Grazia di Dio, accolta e favorita, operando in noi, ci cambia e ci trasforma
rendendoci a sua immagine: in un cammino quotidiano, da figli disobbedienti a causa del peccato, ci plasma sempre più come Gesù Cristo, il Figlio obbediente.
La vicinanza tra Solennità di Tutti i santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti non solo mostra un orizzonte ancora possibile a quanti sono morti ma ci fa scoprire che nella Chiesa non ci sono steccati, né tra i vivi e i defunti e neppure tra coloro che già godono la gioia di Dio e quanti ancora l’attendono. C’è un legame profondo tra
tutti i battezzati, vivi e defunti, santi e peccatori, di cui possiamo beneficiare, una solidarietà che, se accolta, trasforma il cuore e avvicina a Dio. La presenza dei Santi può aiutare noi e i nostri defunti a cedere all’amore di Dio che vuole
diventare il tutto della nostra vita. Grazie al bene vissuto dai Santi anche i defunti possono accedere al Perdono di Dio, perché i santi non sono gelosi di ciò che hanno. In forza di questo legame ha valore ogni nostra preghiera per i
defunti: la semplice richiesta che “splenda su di essi la luce perpetua”, il ricordo nella Messa accompagnato dall’offerta di noi stessi (ecco il senso di dare un contributo economico) o la pratica dell’indulgenza. I Santi sono coloro che
sempre portano al Signore la nostra preghiera. “Privami di me stesso e donami a te”, scriveva il beato Charles de Foucauld. Questo lasciare scomparire il proprio “io” in “Dio” è difficilissimo da attuare e ancor più da pensare e da perseguire eppure è ciò che desideriamo avvenga presto per tutti i defunti, ma anche ciò che tutti siamo chiamati a vivere, lasciandoci affascinare dalla vita pienamente realizzata dei Santi e sicuri della loro intercessione.
don Silvano, il parroco