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UNA FINE INGLORIOSA?

Gli ultimi atti della legislatura – «Chi troppo vuole nulla stringe», recita un antico adagio. E stringe il cuore a ritrovarselo in mente davanti all’ultimo calendario dei lavori d’aula del Senato (…) che rischiano di vanificare percorsi legislativi importanti e controversi (…). Il senso sbagliato di questo calendario sta nel suo principio e nella sua fine. Che appaiono capovolti. Si è deciso di cominciare dalla fine (della vita), cioè dall’imperfetta legge che la Camera ha confezionato sulle Dat (le Dichiarazioni anticipate di trattamento trasformate, strada facendo, in secche Disposizioni), e non solo per ciò che essa effettivamente dice, ma per ciò che le si vorrebbe far dire verso una eutanasia omissiva, agevolata dalla rottura del principio di «alleanza terapeutica» tra paziente e medico (con la riduzione di quest’ultimo a mero esecutore di volontà altrui). E si lascia presagire il calcolato sacrificio del gran principio inclusivo che avrebbe dovuto e potuto finalmente governare più responsabili e lungimiranti condizioni di cittadinanza, e questo a causa dell’ultimo e davvero residuale posto assegnato alle regole su ius culturae e ius soli temperato. È impossibile e un po’ folle prevedere il futuro. (…) Poiché ora il coro trasversale dei favorevoli sembra persino più ampio si potrebbe immaginare un varo rapido e irriflessivo. (…) Se fosse toccato a noi decidere, non è un mistero che avremmo portato al voto con urgenza la legge sui vitalizi parlamentari, assieme a quelle per i figli resi orfani da femminicidio, per i caregiver (i familiari che assistono i propri cari disabili e/o malati) e per le professioni educative. E che avremmo garantito una corsia speciale proprio per la legge sulla cittadinanza, attesa da anni (…). Vorremmo essere stupiti da un Senato capace di non votarsi a una fine triste e persino ingloriosa.

(Avvenire; Marco Tarquinio; Mercoledì 6 dicembre 2017)