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PRENDIAMOCI PER MANO

In due date vicinissime, celebriamo la memoria dei patroni di due delle parrocchie della nostra Unità Pastorale: l’1 ottobre è la memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino e il 2 ottobre dei Santi Angeli Custodi. Non è solo questa coincidenza, tuttavia, ad avvicinare tra loro queste diverse figure presenti quotidianamente accanto a noi.
Teresa di Lisieux, chiamate anche “Teresina” per la giovane età in cui è entrata in Monastero (17 anni) e in cui è morta (24 anni) ma soprattutto per il suo coltivare la “piccola via”, ben ci porta dentro la tenera cura che gli Angeli Custodi hanno verso ogni persona.
Come gli Angeli del Signore, Teresa aveva a cuore di custodire le sorelle del monastero così pure l’umanità intera, soprattutto le persone che ancora non avevano fatto esperienza dell’amore di Dio e conosciuto il Vangelo, motivo per cui è stata indicata patrona delle opere missionarie.
Da entrambe le figure, Teresa e gli Angeli, possiamo raccogliere il dono della tenera cura di Dio verso di noi ma anche lasciarci stimolare a coltivare a nostra volta la premura verso gli altri e verso il dono più grande posto nelle nostre mani, la fede nel Signore. Come loro siamo nel mondo anche per custodire la vita gli uni degli altri, la vita umana – soprattutto se debole e indifesa, dal nascere al morire – e il cammino che ciascuno è chiamato a compiere, ossia la personale vocazione, aiutandoci l’un l’altro a realizzare il progetto di Dio e a costruire insieme il suo Regno.
L’arte del custodire la possiamo imparare dal racconto che, tradizionalmente, dà fondamento alla figura degli Angeli Custodi, la vicenda dell’Arcangelo Raffaele e Tobia, narrata nell’omonimo libro della Bibbia. Da questo breve testo che potremmo impegnarci a leggere e pregare, impariamo che possiamo compiere il viaggio della vita, fino alla meta ultima della comunione con Dio, non da soli ma insieme, come popolo, come comunità, regalandoci l’un l’altro le premure necessarie per affrontare la strada. In tanti dipinti l’Arcangelo Raffaele e Tobia vengono ritratti mentre si prendono per mano: ecco un’immagine che ben raffigura il camminare insieme della fede, il diventare “esperti dell’incontro” con tutti e dell’accompagnare le persone a Dio, vero desiderio che abita il cuore di ciascuno.
Diamoci la mano l’un l’altro, stringiamola quando uno di noi sta per cadere, lasciamola andare quando la libertà chiede respiro, ri-offriamola o ri-chiediamola quando la debolezza si riaffaccia. Sicuri della presenza degli angeli, dei santi e dei fratelli e sorelle, nessuno rimanga indietro nel cammino quotidiano verso il Signore.
Il parroco, don Silvano