È questo il titolo della Giornata Missionaria Mondiale che viviamo in questa domenica in tutta la Chiesa.
Quando sentiamo o leggiamo la parola “missionario” probabilmente subito pensiamo a chi in paesi lontani si spende per annunciare il Vangelo, preti che girano da un luogo all’altro per celebrare i sacramenti, religiosi e religiose che incontrano famiglie oppure piccole comunità, medici, operatori sanitari o altri volontari impegnati per alleviare le malattie o le indigenze di tanti poveri…
La Missione è, certamente, tutto questo ed è doveroso un grazie al Signore per tanti uomini e donne che, come in molti secoli di Chiesa, lasciano la propria terra per farsi compagni di strada di altri nel nome di Gesù nonché pregare per loro e dare il nostro sostegno fattivo. Ma la missionarietà è qualcosa di più ampio che riguarda ogni battezzato, anche noi che viviamo qui in questo quartiere di Padova. La missionarietà altro non è che lo slancio incontenibile di chi ha incontrato il Signore e avverte dentro di sé l’urgenza, la bellezza, il desiderio di annunciare il suo Vangelo a tutti. Non un impegno obbligato, un tributo da pagare per vivere la propria fede ma uno slancio spontaneo del cuore che chi ha incontrato il Maestro non può trattenere.
Diventa necessario, allora, interrogarci come singoli e come comunità in questa occasione e chiederci se questo slancio ci appartiene, se nelle nostre giornate ci sta a cuore raccontare la nostra fede agli altri oppure se è un’esperienza relegata al privato o una tradizione imparata ma statica. E la riflessione doverosamente ci porterà a considerare la nostra relazione personale con Gesù: è al centro della nostra vita? Nel suo nome viviamo relazioni nuove con gli altri, fiduciose, generose, amorevoli, incoraggianti?
“Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole”, scrisse Francesco d’Assisi nella Regola per i suoi frati (FF, 43). Questa espressione ben completa il titolo della giornata odierna: ci indica che il primo modo con cui essere testimoni del Signore in famiglia, in parrocchia, nel quartiere… è la nostra vita, sono i nostri atteggiamenti, il non detto più che le parole. Ricominciamo da qui, anche
sperimentando personalmente insieme vie nuove di annuncio, perché questa è l’esperienza fondamentale della comunità cristiana, da qui si fa Parrocchia insieme.
Il parroco, don Silvano