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«NEL GIUBILEO IL VOLTO DELLA CHIESA IN USCITA»

(Intervista a don Armando Matteo, teologo. “Avvenire” di Martedì 15 Novembre 2016, pagina 18)

Quale il frutto più maturo di questi dodici mesi?

Di sicuro la riscoperta del messaggio centrale del Vangelo, che papa Francesco ha racchiuso nella formula della misericordia: Dio non è mai lontano, nemmeno da chi si percepisce lontano da lui, e non esiste alcuno spazio umano che sia totalmente e definitivamente ateo, cioè impermeabile alla presenza di Dio. (…) penso che questo messaggio abbia giovato in particolar modo alla generazione adulta o a quella anziana, perché ha permesso di rileggere alla luce della misericordia divina il senso di peccato o i tanti sensi di colpa – sentiti in maniera più marcata da queste generazioni – che ci tengono lontani dalla vita della Chiesa. Insomma il Giubileo ha creato le condizioni perché ci si possa fidare di più di Dio.

E dai giovani l’Anno Santo come è stato vissuto?

Di certo essi vi hanno preso parte ma personalmente ho l’impressione che il tema della misericordia non sia quello sentito come più urgente dalle nuove generazioni. Anche qui, però, il Papa ha saputo cogliere l’esigenza e ha lanciato il Sinodo del 2018 sul tema dei giovani e della vocazione: al centro del rapporto con il Signore dei futuri adulti – ma anche dei quarantenni – forse non c’è tanto il senso della lontananza quanto l’attesa di un Dio che si possa sintonizzare con il loro desiderio di crescita, di libertà, con il sentimento profondo della propria singolarità. Insomma, un Dio che è contento quando ognuno trova la sua strada, il suo posto nel mondo. Le nuove generazioni, che da un lato non si fanno problemi a dichiarare di non credere e di non riconoscersi nella fede, in realtà cercano non tanto il Dio del perdono, quanto il «Dio della tenerezza», che però altro non è che un secondo modo di declinare il volto misericordioso di Dio, il quale ama ognuno nella sua singolarità.