Con la Festa del battesimo di Gesù si chiude il tempo di Natale e si entra in quello Ordinario durante il quale la Chiesa si fa discepola del Signore, mettendosi alla scuola di Gesù nel suo viaggio verso Gerusalemme. Se, da un lato, nella fede possiamo dire che in senso stretto non esiste un vero e proprio tempo ordinario ma un tempo sempre segnato dalla straordinarietà della presenza di Dio, dall’altro è innegabile che, passate le feste natalizie, per molti vi è la ripresa della vita normale fatta di studio e lavoro nonché di altri impegni sociali. Nutriti nella fede dal Natale del Signore, siamo ora chiamati a viverla con rinnovato slancio, permettendo alla nostra relazione con lui di colorare ogni esperienza personale e comunitaria: in casa, con i familiari, nel luogo di lavoro, a scuola, accanto ai figli o agli amici, dentro al quartiere e nelle più svariate situazioni ciascuno è chiamato a coltivare e condividere la speranza nel Signore, affrontando anche eventuali timidezze, se necessario.
La testimonianza della propria fede passa pure attraverso il prendersi cura della propria comunità parrocchiale, ossia il dedicarle energie, tempo, presenza, sostegno economico perché possa vivere e continuare a generare alla fede. La parrocchia, in senso stretto, non è una “distributrice di servizi” ma un fuoco acceso dove ciascuno può ricevere luce e calore ma a cui è chiamato a portare la “legna” della propria presenza attiva, a seconda delle sue possibilità, perché altri possano attingervi le energie dello Spirito e ravvivare la propria vita di fede.
L’ordinarietà della vita cristiana passa, allora, anche attraverso la cura dei rapporti con gli altri cristiani, la partecipazione all’Eucaristia domenicale non solo come spazio personale di intimità con Dio ma anche di fedeltà agli altri, come pure attraverso la presa in carico di un servizio concreto nelle attività e negli ambienti della parrocchia, così che generi ancora alla fede. La casa dei cristiani è il mondo, è la società di oggi ma anche gli ambienti parrocchiali e le proposte della comunità cristiana sono parte del nostro mondo da amare: anche in parrocchia vi è il bisogno concreto di servitori e testimoni, che in modo corresponsabile vivano la missione evangelizzatrice della Chiesa. Quanti svolgono un servizio in parrocchia non sono cristiani di “serie A” e allo stesso tempo è il mondo sociale il primo luogo in cui vivere la fede ma è evidente che la parrocchia per animare la fede del territorio ha bisogno di persone che vi si adoperino concretamente con piccoli o grandi servizi, portati avanti nel tempo con un cuore gratuito e generoso.
All’inizio di un nuovo anno sentiamoci tutti chiamati a verificare il nostro coinvolgimento comunitario, riconoscendo che abbiamo bisogno della parrocchia ma possiamo anche contribuire in prima persona alla sua vitalità. Ognuna delle parrocchie dell’Unita pastorale ha bisogno di tutti e non per gloriarsi dei propri numeri o sentirsi forte nel territorio ma semplicemente per vivere oggi la sua missione.
Il parroco, don Silvano