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DALLA TESTA AI PIEDI. Il Sacramento del Perdono / 2

Sperimentiamo ogni giorno la fragilità di tanti progetti e scelte, il venir meno di slanci e fedeltà ad impegni e relazioni. Facciamo esperienza del limite anche nella relazione con Dio e nel vivere la novità del Vangelo che, sin dal Battesimo, è entrata in noi trasformandoci radicalmente: siamo figli di Dio e lo siamo realmente ma anche peccatori, persone che faticano a stare al passo di Cristo Gesù e che talvolta scelgono volutamente di allontanarsi da lui e fare in altro modo.
Questa nostra fragilità, tuttavia, non è abbandonata e proprio Colui che ci ha chiamati a vivere da figli di Dio ha donato alla Chiesa dei beni capaci di sostenerci nel cammino: il sacramento della Riconciliazione è, in modo tutto particolare, quel dono capace di aprire nuovamente la strada della vita. Se, da un lato, questo Sacramento è l’occasione in cui ringraziare il Signore per i suoi doni, infinitamente più grandi delle nostre infedeltà, dall’altro rimane l’occasione in cui portargli i nostri peccati, certi che il suo amore è grande e non viene mai meno, neppure quando noi lo rifiutiamo.
Per chiamare per nome i propri peccati è necessario avere familiarità con la nostra intimità e con il cuore di Dio e l’intera Bibbia può aiutarci in questo esercizio. Tante volte abbiamo fatto riferimento ai “dieci comandamenti” per verificare la nostra vita ma anche tutte le altre pagine della Scrittura hanno la forza di portarci dentro al cuore nostro e di Dio. Attraverso la lettura e la preghiera di una pagina dei Vangeli o della Bibbia, siamo chiamati anzitutto a riconoscere qual è l’orientamento di fondo della vita, se la stiamo costruendo in armonia con Dio e in che senso oppure se stiamo trascurando l’alleanza con lui, dandola per scontata o limitandoci ad osservare alcune pratiche. Sempre nella sosta con la Sacra Scrittura, possiamo trovare luce per riconoscere le “parole e le opere” contrarie allo stile di Dio, agli insegnamenti di Cristo e della Chiesa, al nostro progetto di vita.
Ancora, da questa sosta può arrivare la luce necessaria per cogliere le “omissioni”, ossia quel bene che avremmo potuto compiere e che, per superficialità, trascuratezza o chiusura del cuore, abbiamo scelto di non vivere.
Non temiamo in questo tempo di Quaresima di entrare nel nostro cuore e di riprendere le fila del nostro rapporto con il Signore: non temiamo di guardaci in verità, sotto lo sguardo di Dio. Egli è e rimane sempre il Padre misericordioso che desidera noi viviamo da figli suoi e fratelli di tutti.
Il parroco, don Silvano