Questa affermazione del profeta Isaia (1,17) è il titolo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno che, fin dal 1948, si tiene dal 18 al 25 gennaio. Tale settimana è una delle iniziative sorte nell’ultimo secolo come risposta concreta alle divisioni che nel tempo si sono create fra i cristiani e che ancora oggi feriscono l’unità del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Lo scopo non è quello che ci si compatti in una sola realtà, uniformandosi nei riti e nel pensiero tanto meno che i “protestanti” o gli “ortodossi” si uniscano alla Chiesa di Roma, bensì camminare insieme, favorendo la stima reciproca, l’approfondimento della fede e la comunione nella diversità, sino a trovarsi tutti uniti nell’unico Signore Gesù. Siamo consapevoli, infatti, che le divisioni venutesi a creare nel tempo sono il frutto dell’orgoglio umano ma anche dell’incapacità di accogliersi nelle reciproche peculiarità. Tali discorsi potrebbero sembrarci lontani e coinvolgerci poco: in realtà hanno a che fare con il cuore della fede cristiana e con la nostra quotidianità. Tutti siamo chiamati dal Signore a promuovere quell’unità per cui lui stesso è venuto e ha pregato (Gv 17,11) e, d’altra parte, tutti sperimentiamo la diffidenza, il pregiudizio, la rigidità di pensiero, l’orgoglio e la smania di potere che ci portano a provocare la divisione e il conflitto piuttosto che la fraternità e l’impegno comunitario. In questo senso, il titolo della Settimana è molto concreto. Scelto da un gruppo di cristiani del Minnesota (USA), nasce in un contesto segnato da discriminazioni razziali che minano ancor oggi il dialogo tra i cristiani di quella nazione come pure in altre parti del mondo ed è comunque un invito a riconoscere che alla base di tante divisioni vi è anche l’ingiustizia. Come al tempo di Isaia, ancor oggi nel Minnesota e tra di noi, fatichiamo a mettere insieme, quasi legandoli con un “nodo d’oro”, la fede e la vita, il rito e la testimonianza quotidiana, le parole e le opere, i valori e la giustizia: senza questo intreccio, però, lo Spirito non può né agire né far crescere l’armonia tra i cristiani, tanto meno renderci lievito di fraternità nel mondo. Lasciamo che questa settimana ci coinvolga e incida nel nostro cuore.
Mettiamoci in cammino di conversione per riconoscere in ogni diversità, soprattutto in quelle che più ci danno fastidio, un’opportunità per accogliere e amare gli altri, per far crescere l’unità dentro la Chiesa e con tutti. E se ci è possibile partecipiamo a qualche appuntamento offerto dalla Diocesi per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, anche solo per conoscere altre sfaccettature della vita cristiana.
Il parroco, don Silvano