Il Figlio di Dio, in un tempo storico ben preciso, circa 2000 anni fa, si è fatto uomo e ha abitato tra noi, annunciando l’infinito amore del Padre per noi e testimoniandolo con la sua vita, fino alle sue estreme conseguenze, la passione e la morte in croce ma anche nella piena fiducia che il Padre non lo avrebbe abbandonato in questo passaggio tremendo.
Ecco il grande amore in cui viviamo ogni giorno e celebriamo ogni domenica ma soprattutto nei giorni santi del Triduo pasquale, il venerdì santo, il sabato santo e la domenica di Pasqua. Il venerdì santo è il giorno in cui celebriamo la passione e morte del Signore, il sabato, nel silenzio dei riti, la sua discesa agli inferi e nella notte tra il sabato santo e la domenica la sua vittoria sulla morte. Questi grandi eventi vengono anticipati e celebrati insieme alla Messa della sera del giovedì santo, inizio del venerdì, secondo l’antica tradizione ebraica che fa cominciare il giorno dal tramonto della giornata precedente.
La Messa vespertina del giovedì santo anticipa ed esprime la Pasqua del Signore, come fatto da Gesù con l’ultima cena e la lavanda dei piedi ai suoi discepoli ossia il suo donarsi fino alla fine e la sua risurrezione. Unirci a queste celebrazioni non è un semplice ricordare dei gesti e delle parole di Gesù ma la partecipazione a un memoriale, ossia il prendere parte all’unica passione, morte e risurrezione di Gesù, un lasciarsi coinvolgere nell’unico evento della sua Pasqua mettendo il dono di noi stessi accanto a quello di Cristo. Per noi cristiani si tratta di un appuntamento fondamentale, il culmine e la fonte della nostra fede per l’oggi della nostra vita. Facciamo il possibile per essere presenti a tutte le celebrazioni liturgiche del Triduo pasquale: lasciamoci convocare assieme dal Signore, senza esitare di partecipare come famiglia, adulti, giovani, ragazzi e bambini insieme. Ne sgorgherà una rinnovata speranza per le tre comunità parrocchiali e l’intera Unità pastorale.
don Silvano, il parroco