Sono passate alcune settimane dal 14 febbraio, inizio della Quaresima, e in questo tempo siamo stati chiamati molte volte alla conversione, a “cambiare direzione” al nostro cammino per imboccare la via che porta a Dio.
Cambiare non è mai semplice, tanto più modificare i propri modi di vedere, le proprie decisioni e il proprio stile. Ogni cambiamento avviene soltanto se il cuore si apre all’incontro con l’altro. Così il cambiamento spirituale: si arriva ad abbandonare le strade prive di futuro e di bene per imboccare quella che porta a Dio, se ci si apre, non senza un’autentica lotta spirituale, alle novità del Signore.
La conversione è un cammino di libertà da tutto ciò che impedisce alla nostra dignità di figli di Dio di esprimersi al meglio, un prendere le distanze dagli atteggiamenti che soffocano il vero amore. Chissà se, in questa Quaresima, abbiamo imboccato la strada del Vangelo o abbiamo preferito barcamenarci nel solito, convinti che poco serva impegnarsi e lasciarsi conquistare dal Signore. Talvolta succede che, piuttosto di cambiare, scarichiamo sugli altri la responsabilità delle situazioni, trovando delle giustificazioni al nostro modo di fare che a nulla servono per incontrare Dio. Il chiacchiericcio – tante volte evidenziato da Papa Francesco – e la critica sterile sono il sintomo di una non volontà di cambiare, nella pretesa che siano gli altri a convertirsi al posto nostro.
La conversione, oltre a un versante personale, porta con sé anche una chiamata comunitaria.
La Quaresima non è solo un tempo di rinnovamento individuale ma anche di popolo, una chiamata alla fede per chi ancora non conosce Dio o è sordo alla sua Parola come pure un rinnovato invito a chi si è allontanato da lui o è così convinto di essere arrivato da non avere più bisogno di maturare nella fede.
In questo senso, possiamo parlare di conversioni sociali, economiche, ecologiche e politiche e di autentiche conversioni ecclesiali.
Il Sinodo della Chiesa universale, come pure il Sinodo diocesano, stanno proponendo dei forti cambiamenti alle comunità cristiane. Forse non ce ne accorgiamo: mentre noi siamo fermi alle piccole tradizioni e al “si è sempre fatto così”, il Regno di Dio ci sta chiamando a percorrere altre strade.
Questa Quaresima volge al termine ma se ne apriranno altre, ossia non si chiuderà con la Pasqua il tempo del rinnovamento. La gioia del Risorto ci provocherà ad una fede sempre più genuina e semplice, ma anche aperta a confini più ampi, oltre il nostro piccolo e limitato orizzonte. Non perdiamoci in un bicchiere d’acqua ma lasciamoci portare al largo dallo Spirito di Dio.
Il parroco, don Silvano