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ORA E’ IL TEMPO DI AVERE FEDE

In questi giorni ci siamo detti tante parole, insufficienti ad esprimere ciò che era accaduto e che stiamo tutt’ora vivendo da quel martedì 1 luglio mattina quando è arrivata la notizia che don Andrea non era più con noi. La realtà ci supera: non eravamo e non siamo pronti. Il nostro cuore ora assomiglia al mare in tempesta del Vangelo di Matteo e, come i discepoli, chiediamo aiuto a Gesù: «Salvaci, Signore, siamo perduti!» (Mt 8,25). E Lui ci viene in soccorso, placando i nostri animi.
Ora don Andrea è nella pienezza della gloria del Signore, di quel Signore che ha tanto amato, tanto pregato e per cui si è tanto speso nella sua vita e che, a sua volta, ci ha insegnato a conoscere e ad amare. Don Andrea era così: con il suo sorriso e il suo modo di essere riusciva ad entrare in empatia con tutti. È questa la sua eredità da conservare e da coltivare nelle nostre comunità. Prendiamo a prestito le parole che don Andrea ha scritto nel suo libro “Speranza per tempi incerti”: «La morte non è separazione definitiva da Dio e dai fratelli: saremo tutti riuniti con Gesù e con Dio, per essere per sempre con loro e insieme con i fratelli e le sorelle nella fede»: è questa la nostra speranza, che è speranza di resurrezione.
Il mistero della morte chiama ciascuno di noi ad interrogarsi sul senso della nostra vita e della nostra vocazione negli ambiti in cui prestiamo il nostro servizio: il vuoto che lascia don Andrea non può essere colmato, ma ci sprona a ricercare in noi i carismi che lo Spirito Santo ci ha donato con il battesimo. San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi scrive: «Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1Cor 12,12.26). In questi giorni abbiamo avuto modo di sperimentare il nostro essere chiesa, uniti nella sofferenza, ma desiderosi di continuare a camminare insieme nell’unità tra di noi e con i nostri sacerdoti come avrebbe desiderato il nostro don Andrea.
Carissimi don Silvano, don Riccardo e don Giuseppe in questi tre anni siete stati un punto di riferimento per le nostre comunità: in voi abbiamo trovato ascolto, conforto, aiuto, guide, amici con cui condividere le varie sfide della vita. Vogliamo ora continuare a sentirci famiglia con voi, aprendo le porte delle nostre case per vivere quella reciprocità dell’essere figli di uno stesso Padre e fratelli in Cristo.
Adesso è il momento di ripartire, anche se non è facile. In queste settimane abbiamo avuto il tempo per piangere, per salutare in tanti modi il nostro fratello Andrea: ora è il tempo di avere fede, di credere che la vita vince la morte e di rimboccarci le maniche. E lo facciamo tutti insieme indossando il sorriso con la certezza che don Andrea guiderà i nostri passi. Continuiamo a stare vicini.
La presidenza del Consiglio Pastorale Unitario