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“CHE IO RIPONGA LA MIA GIOIA, SIGNORE, NEL SERVIRTI SEMPRE”

Con queste parole di San Gregorio Barbarigo – vescovo di Padova di cui ricorrono il 18 settembre i 400 anni dalla nascita e che tanto si è speso per la formazione dei preti – viviamo quest’anno il mese del Seminario, la realtà che accoglie e accompagna i giovani verso l’ordinazione presbiterale.
Sono parole che ci ricordano un dono particolarmente significativo per ogni vocazione e per la vita di quanti il Signore chiama a seguirlo nel ministero presbiterale.
Si tratta di una gioia specifica: nasce dal poter servire Cristo nelle sue comunità, accompagnando le gioie e le speranze di ciascuno, favorendo la comunione attorno a lui, l’ascolto della sua parola, la crescita della comunione con gli altri e la testimonianza di fede in ogni ambiente. Alla sorgente di questa gioia vi è la personale relazione con il Signore che chiama i preti perché “stiano con lui e vadano incontro agli altri per annunciare il Vangelo” (cf. Mc 3,14): è nel rapporto con il Signore che ogni vocazione può progredire senza che si spenga la gioia e lo è in modo tutto particolare per ogni prete.
Lo sanno bene i giovani che intraprendono la strada del discernimento vocazionale e del Seminario. Quando si presentano, in genere, portano nel cuore una gioia frutto di un particolare incontro con il Signore se non anche una tristezza o nostalgia che li fa cercare la gioia vera e poi approdare al Vangelo. Quella gioia, tuttavia, non è soltanto un dono degli inizi, per quanto ricco di entusiasmo e curiosità: solo se permane e matura, nel seminarista, nel prete e in ogni battezzato crescono la fede autentica e il servizio al Regno di Dio.
La gioia dei seminaristi e dei preti interroga ogni parrocchia, ben convinti, come siamo, che la vocazione passa anche attraverso la comunità cristiana e i tanti incontri che una persona vive. La gioia per una vita spesa nel ministero passa anche per la gioia di ogni cristiano che ha incontrato il Signore, è contento di amarlo e servirlo, volentieri vive la carità e testimonia il vangelo come una necessità. Non crediamo che i giovani non abbiano interrogativi sul futuro: tuttavia, è anche incontrando adulti contenti di aver trovato in Gesù “il tesoro nascosto” e “la perla preziosa” (cf. Mt 13,44-46) che il loro sguardo si accende di autentica ricerca.
Accogliamo questo mese come opportunità per ritornare alla sorgente della nostra gioia, Cristo Gesù: riconosciamo la chiamata ad essere “pietre vive” (cf. 1Pt 2,5) nella comunità cristiana, credenti che, ciascuno secondo le proprie possibilità e il proprio progetto di vita, collaborano alla gioia degli altri (cf. 2Cor 1,24)
Il parroco, don Silvano